Requiem per incastri. Parole sconnesse, scoscese, scomposte.

Di giorni ambrati e di cubi di rubik che non si finiscono mai.

Rappresaglia.

Non ne ricordo il motivo, sai.

Di quel tempo da giustiziare ne ho preso tanto e te ne ho dato ancora. Salvadanai di memoria a buon mercato e strati di “non lo so” cui lasciare resti spesso rosicchiati. Mi sono unta di timori e ti sono venuta incontro, così che la paura per ciò che avresti detto o fatto mi avrebbe riparato da azioni avventate e probabilmente giuste.  Forse. Nel mezzo mi sono fermata, un po’ stanca, certo, ma mai senza il maltrattato desiderio di provare a comprendere. Tentare. Di prendere il senso che mi porgevi e accoglierlo per quello che era. Semplici tentativi di sfogliarsi nel misurarsi spesso maldestro di giornate ammassate, disarticolate nel bilico del desiderare. Prendevo fiato e mi rituffavo e di quel fiato mai finito ho tinto il suono di ogni mio singhiozzo. Perchè non mi hai fermata? perchè hai aspettato che ti fossi così ingenuamente vicina per tirarti indietro? Non bastava forse il sapere dove stessi andando per farti arrettrare? Hai dovuto vedere fin dove mi spingessi, fin dove avessi il coraggio di dire e non fare. Ho lasciato che occupassi territori non tuoi. Piccole invasioni quotidiane ben nascoste per non fare rumore. “Piano!”. Hai atteso che mi appendessi coraggiosa per poi tirarmelo via da sotto le mani quel coraggio, così, senza spiegare troppo, solo sfilare e aspettare. Studiare la reazione, guardare e andare oltre. Un passo garbato e armonioso, il tuo, sempre a tempo e mai nel posto sbagliato. Solo una volta lo hai affrettato, e se lo hai fatto per sbaglio bè, io da qui non ne sento l’eco. Delle tue scuse. Perchè non ci sono, vedi, non me le hai lasciate e io non le posso incastrare. Trovare combinazioni di comodo e legarle insieme andava bene quando le parole stavano li solo per me, adesso le hai disperse e a me, banalmente, non interessano più.

Hai perso l’eleganza della verità strada facendo. Tutto qua.

(In fondo un corpo altro non è che il custode temporale della sua utilità su questa terra.

E allora vedi che non ti ho lasciato poi molto.

– Bugiarda, Nina -)

7 risposte a “Rappresaglia.

  1. Topper 7 febbraio 2012 alle 17:21

    Forse non eri così vicina come pensavi. In ogni caso è impossibile non lasciar traccia di sé in certe situazioni.

  2. parolesenzasuono 7 febbraio 2012 alle 17:21

    l’eleganza della Verità, bè, credo la si costruisca in due, attimo dopo attimo—

    (ma parlo da ignorante rispetto a quello a cui ti riferisci tu)

    • ninA 7 febbraio 2012 alle 17:21

      i miei sono interrogativi..quindi io nno so rispondervi.

      la verità si costruisce in due. Ma se già da solo non ne hai una…non vedo come. POi. Ci sono verità che sono indipendenti da qualsiasi costruzione postuma.

  3. mitedora 8 febbraio 2012 alle 17:21

    questa tua voce mi sembra una farfalla che vola dentro un bicchiere. che sbattendo le ali, urta il vetro e scopre, riscopre la lucidità. credo che proprio così arriveranno nuove ali. più piccole, ma più resistenti. speriamo insieme? ti abbraccio. Dora.

  4. rideafa. 9 febbraio 2012 alle 17:21

    nina l’onestà intellettuale io penso che delle volte sia il mio limite principale. non riesco a ingannarmi e forse dovrei per riuscire a dormire leggera alla sera. “va tutto bene, sono forte”. e invece se uno mi ci dai una spinta, io mi rovescio a terra in mille pezzetti. e qualcuno forse non sarei mai in grado di ritrovarlo che chissà dove l’ho già lasciato senza che nessuno lo abbia accolto come dono. o respinto come maledizione.

    si sta in stallo come febbraio in bilico tra gelo e sole.

    • ninA 15 febbraio 2012 alle 17:21

      sono un tantino spenta donne..
      ringrazio sommamente e vi mando un bacino a gomitolo. Sempre se lo volete, è.
      E Voletelo quindi perchè io ve lo voglio dare. Si.

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